martedì 27 gennaio 2009

comunicato anticlericale n°4



La bella notizia è che dio non esiste, la cattiva è che in italia non lo puoi dire.


Commentare con il senno di poi il polverone della campagna ateobus avanzata dall'UAAR, ovvero associazione degli atei agnostici e razionalisti, a due settimane da gli eventi è qualcosa che sento di dover fare,ma prima per chi non conoscesse la vicenda ecco un breve resoconto di ciò che è accaduto.

In alcune città europee come Londra e Barcellona, ma anche negli USA nella città di Washington, dai primi di gennaio alcuni pullman hanno un messaggio chiaro:
"Probabilmente dio non esiste. Smettila di preoccuparti e goditi la vita", l'idea è nata in Inghilterra dalla British Humanist Association.
L'eco di questa iniziativa è stato raccolto anche dall'uaar che ha proposto questo slogan:
"La cattiva notizia è che dio non esiste, la bella è che non ne hai bisogno"
che scopo ha quest'iniziativa?
Negli ultimi decenni la società italiana è diventata sempre più plurale e, soprattutto, secolarizzata. I non credenti italiani sono diversi milioni, molti di più di tutte le confessioni religiose di minoranza messe insieme e sono tendenzialmente in aumento.
L’idea di avviare una campagna di ateobus rispondeva a questa semplice esigenza: dar loro visibilità, fungere da antidoto al condizionamento sociale. Un non credente che sa di non essere solo è più stimolato non solo ad affermare pubblicamente le proprie convizioni, ma anche a segnalare eventuali discriminazioni. E un clericale a conoscenza dell’esistenza di un’associazione come l’UAAR può forse pensarci due volte, prima di porre in essere una sopraffazione.
Peccato, perchè il contrordine della società concessionaria degli spazi pubblicitari della società di trasporti genovese, la IGP Decaux,ha deciso di non concedere lo spazio alla Uaar, quindi nessun autobus porterà sulle fiancate i manifesti della campagna a favore dell’ateismo.

A differenza di altre iniziative UAAR, quella degli ateobus ha ricevuto un’immediata e cospicua attenzione da parte dei mezzi di informazione. Ma dalle vicende di questi giorni, e dalla modalità di copertura che hanno riscosso, si può trarre un’amara riflessione: gli atei possono pure continuare a vivere serenamente, purché non esprimano pubblicamente le loro opinioni.

Eppure nessun ateo vuole tappare pubblicamente la bocca alla chiesa, il papa ed il cardinale Bagnasco hanno e devono avere il diritto di parola, il problema è che hanno solo e sempre loro il diritto alla parola, riguardo alla scienza, riguardo all'etica o su qualsiasi altro argomento anche se questo non è strettamente legato alla fede.
La campagna nasce proprio dal bisogno di ripristinare un pò di par condicio.
Paradossalmente però è stata proprio la bocciatura dell'iniziativa a ripristinare lo status quo, insomma: bisogna eliminare l'elemento di disturbo, Uno solo è il "verbo".

Il giorno successivo alla bocciatura della campagna italiana ateobus per le strade di Roma sono comparsi dei manifesti dei Cristiano-Riformisti che riportavano la frase:
«Dio esiste… e anche gli atei lo sanno»

I credenti si sentono offesi dall'iniziativa? Basta un minimo confronto per evidenziare che i credenti confessionalisti, ho già espresso cosa voglia significare laici, non ammettono altre espressioni all'infuori della loro, tendono semplicemente a far sparire idee che non accettano, dimostrando solo di essere permalosi.
se agli atei è vietato dire pubblicamente che Dio non esiste, un divieto analogo non deve essere esteso ai credenti che sostengono l’esatto contrario?

Molte sono state le interviste nei telegiornali riguardo alla campagna ateobus, alcuni cardinali hanno detto che gli atei dovrebbero riflettere...
ecco, questo è il problema:
io non sono diventato ateo alzandomi dal letto una mattina, ci ho messo quasi 10 anni, nei quali ho letto, mi sono informato ed ho riflettuto.
è stato un cammino, un percorso fatto di studio scientifico e riflessione e come me tutti gli altri atei ed agnostici hanno fatto lo stesso identico percorso, chi in più e chi in meno tempo... non è importante, quello che conta è che di fatto questa riflessione c'è stata.

Ed è per questo che chi parla di riflessione, dall'alto di un'educazione cattolica inculcata fin da piccoli (leggasi lavaggio costante del cervello) perpetuata grazie ad un indottrinamento che annulla sistematicamente ogni forma di libera riflessione e libero pensiero poichè il nostro deus ex machina magicamente ci discende dal cielo per risolverci ogni nostro insulso problema esistenziale, facendo evitare al nostro cervello di stancarsi troppo ed inutilmente, risulta essere semplicemente un povero ipocrita manipolato da un'ideologia che addirittura scambia l'ateismo per religione e che crede che tutto ciò sia una forma di pubblicità verso un nuovo credo anzichè un invito a riflettere seriamente su quello in cui si crede avendo un approccio critico verso la bibbia ed i vangeli, ma soprattutto cominciando ad avere un minimo di cultura in ambito scientifico.
Permettetemi lo sfogo...

l'articolo 21 della costituzione dice:
"Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione"
pulman inclusi, in questo caso cosa fà etico o non etico qualcosa di legalmente lecito? Forse il fatto che a manifestare siano pochi... quindi le minoranze ragionando così hanno idee poco etiche e non è etica la loro diffusione.

Che bel concetto di etica.
Certo, si sarebbe anche potuto scrivere: "probabilmente dio non esiste, eccetto probabilità infinitesimale che non permette la certezza assoluta, ad ogni modo precisiamo che sei comunque libero di crederci", ma è uno sloga non la solita inutile diatriba filosofica, con i credenti che rivoltano la frittata(vigliaccamente) sull'onere della prova nei confronti degli atei...
In genere l'onere della prova è di chi afferma, non di chi smentisce, e così dev'essere, paradossalmente la questione religiosa sembra destinata a sterili diatribe su chi deve provare cosa.
Come si può provare una non esistenza se proprio in quanto tale non lascia prove?
Questioni di buonsenso che come al solito viene paurosamente a mancare.
non mi è mai e sottolineo mai capitato di ascoltare un prete, compreso Ratzinger il pastore tedesco, pronunciare una frase come "probabilmente dio esiste... dunque, preghiamo lo stesso..."
Non vedo perchè un ateo dovrebbe preoccuparsi del dubbio o di essere politicamente corretto...
Sono 2000 anni che rompono l'anima con la loro religione con dio la madonna, gesù e santi tutti in colonna... vuoi vedere che adesso dobbiamo essere noi atei a preoccuparci sulla forma più politically correct di un semplice spot?

La pubblicità è anche questo: deve stupire, deve saltare all'occhio, deve rimanere impressa. Se riesce in questo, indipendentemente dalle reazioni, avremo raggiunto lo scopo.

Il mio intento, quindi, non è necessariamente far perdere la fede ai credenti, non mi interessa, non voglio proselitismi atei.
il mio obiettivo piuttosto è mostrare che ci sono molte ragioni per dubitare, certamente abbastanza per portare la gente a pensarci almeno un paio volte prima di imbottirsi di esplosivo, rigettare la scienza, odiare qualcuno o assumere comportamenti distruttivi che possono essere ricollegati alla credenza nelle divinità.
Il nostro mondo ha bisogno di scetticismo e dubbio oggi più di ieri
gli atei vengono idiati perchè frutto di pregiudizi che non possono essere scusati ad esempio, molti credenti continuano a pensare che l’ateismo sia una religione, che gli atei odino Dio o gli dei, che tutti gli atei abbiano la ferma convinzione che l’esistenza di qualunque Dio sia impossibile piuttosto che altamente improbabile, oppure che non abbiano etica o morale, che siano convinti che tutto sia concesso senza un dio...

Non è vero che tutti divengono credenti per scelta personale dopo una rifelessione, al contrario, le scelte personali in favore della religione o della miscredenza vengono quasi sempre compiute durante l’adolescenza, e tendono a restare stabili lungo il corso dell’esistenza se consideriamo che il catechismo si insegna in un'età in cui le persone sono più esposte all'apprendimento quindi "vulnerabili".

Quindi perchè vietare a chi ha riflettuto, di esprimere la propria idea e di condannare ogni forma di limitazione di essa ed ancor prima ogni forma di imposizione di idee altrui?
Se le gerarchie ecclesiastiche fossero certe della bontà delle proprie idee e dell’ampiezza del consenso che ricevono, sicuramente non avrebbero bisogno di imporre divieti, consapevoli di non poter incidere sulle coscienze attraverso argomentazioni convincenti, tornano ancora una volta a comprimere la libertà di espressione con l’aiuto del braccio secolare e del condizionamento sociale.

Probabilmente si potrà non condividere lo slogan scelto, ma non si può sicuramente negare che si sia rivelato la miglior cartina di tornasole per conoscere di quale effettivo grado di libertà dispongono i cittadini italiani.
Bisogna quindi chiedersi se è possibile, in questo paese, godere degli stessi diritti nel voler dire che Dio c’è o che Dio non c’è?
Qualora la risposta sia un NO, allora avremo la prova provata che non siamo più un paese europeo (dove slogan analoghi non hanno avuto problemi), che non siamo più un paese laico (ammesso che lo sia mai stato), che non siamo più un paese civile dove si rispettano i diritti dell’uomo, ma verrà sancita, nero su bianco, l’abrogazione de facto degli articoli 3 e 21 della costituzione.
Riflettiamoci sù.